Profiling |
SICUREZZA ANTI-TERRORISMO: IL PROFILING
Le
esigenze sempre maggiori di sicurezza richiedono figure professionali altamente
specializzate per individuare potenziali minacce, specie di tipo terroristico,
in ambienti particolarmente vulnerabili come gli scali aeroportuali. Il
profiler è la figura chiave in questo ambito. Sotto la guida di Alessandro
Volpe, esperto internazionale del settore sicurezza, scopriamo caratteristiche
e prerogative di questa professionalità.
Il
profiling è una tecnica che crea un profilo mirato in relazione al tipo di persona
da identificare. "La tecnica alla base è semplice -spiega il nostro
esperto- l'applicazione è difficile.". Sono infatti necessarie
esperienza, conoscenza del comportamento umano, buona cultura generale,
capacità di cogliere i dettagli e di "portare in figura ciò che è sullo
sfondo", come insegna la psicologia della Gestalt. Viene praticato soprattutto negli aeroporti e
in particolare per la lotta al terrorismo, ma può riguardare anche altri ambiti
come il narcotraffico o essere applicato in altri settori del trasporto (treni,
navi, metropolitane) e nelle banche.
E'
basato sull'analisi di segnali comportamentali del passeggero, specialmente di
quelli legati all'agitazione e al nervosimo. Opinione comune è che il
terrorista pronto a morire sia glaciale, "al contrario "-
spiega Volpe- "di solito è soggetto ad agitazione perchè teme di essere
individuato, di fallire l'attentato, di svelare il piano". Il celebre
film UNITED 93 in cui i terroristi a bordo dell'aereo mostrano particolari
segni di nervosimo è un valido esempio.
Competenza
e abilità sono quindi indispensabili per cogliere questi aspetti ed
interpretarli nel modo giusto, cruciale è però riuscire a distinguere i segnali
minacciosi da altri simili legati invece a normali condizioni di tensione dovute
a stress da viaggio o a motivi personali.
Altro
strumento del profiling è l'intervista tramite una serie di domande che mirano
a chiarire eventuali anomalie riscontrate, tecnica che consente anche di
individuare i "terroristi inconsapevoli": passeggeri sfruttati a loro
insaputa dalle organizzazioni terroristiche per attuare gli attentati. Lo scopo
di questo espediente è chiaro: evitare il rischio generato dai segnali
comportamentali di agitazione che in questo modo sono minimizzati. Proprio ciò che accadde, negli anni '80, ad
Anne Marie Murphy, la donna che stava per salire a bordo di un aereo di
compagnia israeliana senza sapere che la sua valigia conteneva una radiobomba
inserita di nascosto dal fidanzato. Se il profiler non l'avesse individuata sarebbe
saltata in aria insieme a tutto il volo.
Ma
già nell'area check-in, quando i passeggeri devono esibire i documenti, Il
profiler entra in gioco ponendo domande volte a riconoscere potenziali
problematiche. "Se un passeggero viene sottoposto a controlli non è
detto che si tratti di un terrorista - precisa il nostro esperto-
significa semplicemente che sono necessari ulteriori verifiche sulla persona o
sul bagaglio per comprendere l'origine dei segnali riscontrati". I più
difficili da individuare sono ovviamente i "terroristi inconsapevoli"
perchè non mostrano segnali di nervosismo. Secondo Volpe è quindi fondamentale
la collaborazione del passeggero che deve fornire informazioni riguardo a chi
ha preparato il bagaglio e se ha ricevuto oggetti da qualcuno. Non sempre, però, l'attività di profiling viene apprezzata quanto merita. Volpe si riferisce all'accusa di essere un procedimento discriminatorio nei confronti delle persone controllate, "ma non è così - ci tiene a puntualizzare- perchè tutti i passeggeri sono considerati singolarmente alla luce di un rischio potenziale, inoltre si tratta di un controllo utile ad individuare i passeggeri inconsapevoli sfruttati dai terroristi. E' basato su segnali comportamentali, non su etnie o nazionalità".
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